E se il “blocco” fosse la soluzione? Una prospettiva “solution” per affrontare i momenti in cui ti senti “bloccato”
By: dr.ssa Selena Tomei
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E se il “blocco” fosse la soluzione? Una prospettiva “solution” per affrontare i momenti in cui ti senti “bloccato”
Ci sono momenti della nostra vita in cui ci rendiamo conto che la situazione che stiamo vivendo non va bene, non ci rende felici, va oltre le nostre forze; e nonostante tutti gli sforzi, continuiamo a girare intorno alle cose che ci interessano, che vorremmo realizzare, senza arrivarci mai e più giriamo intorno, più continuano a ripresentarsi gli stessi problemi.
A chi non è mai capitato di rimanere invischiato dentro dilemmi esistenziali?
Cambio lavoro o rimango dove sono? Scelgo questo corso o è meglio l’altro? Mi trasferisco per avere maggiori opportunità o rimango nella mia città? Lo lascio o rimango in questa relazione? Grandi o piccoli, questi sono solo alcuni dei dilemmi che a tutti è capitato di vivere almeno una volta.
Potremmo fare, infatti, tantissimi altri esempi, ma la sostanza è che ci sono momenti della vita in cui ci sentiamo letteralmente “bloccati” da problemi di cui non vediamo soluzione ed anzi, tutti i nostri sforzi per cercare di venirne a capo, risultano vani se non addirittura peggiorativi della situazione.
Questi “blocchi esistenziali” sono sempre il risultato di un conflitto, che spingendoci in direzioni opposte, alla fine ci rende immobili, senza più riuscire ad andare avanti.
Anzi, tutto quello che tenti di fare per provare ad uscire da questa fitta nebbia, ti rende ancora più bloccato, ancora più indeciso, ancora più fermo.
Hai presente cosa accade nelle sabbie mobili? Più tenti di lottare, di dimenarti, di reagire, più sprofondi e alla fine non riesci più a muoverti.
Se tutto quello che hai provato a fare fino ad ora per uscire da questa impasse non ha funzionato, forse, vale la pena provare a fare qualcosa di diverso: e se provassi a cambiare prospettiva?
Ovvero, se questi momenti di blocco fossero la soluzione e non il problema?
Se utilizzassi questo tempo in cui ti senti bloccato per porti altre domande anziché continuare ad insistere con strategie che fino ad ora non hanno funzionato?
Magari questo momento di stallo è la cosa migliore che ti potesse capitare, una grande occasione per smettere di insistere in una direzione sbagliata e provare a chiederti: “come sarà la mia vita quando il blocco non ci sarà più?”
La terapia breve centrata sulla soluzione, uno degli approcci di terapia breve che utilizzo più frequentemente e con maggiore successo nella mia pratica clinica e di coaching, rispetto ad approcci “più tradizionali”, ha proprio la peculiarità di non lavorare principalmente sul problema che la persona porta in terapia.
Sviluppato e sistematizzato a partire dagli anni ’80 grazie al lavoro di Steve de Shazer e Insoo Kim Berg, questo approccio di terapia breve, si configura come un insieme di manovre che hanno l’obiettivo di aiutare la persona a costruire la soluzione del problema, senza doversene occupare necessariamente: presupposto fondamentale, infatti, è che la persona possiede le competenze e le risorse necessarie per cambiare la sua percezione rispetto al problema e trovare cosi nuovi modi più funzionali di interagire.
Come è possibile lavorare sul problema senza occuparsene? Ciò è reso possibile da un completo cambio di prospettiva che si concretizza soprattutto nelle due manovre di apertura di un intervento solution focused, ovvero, indagare quelle che sono le migliori aspettative del cliente e la domanda del miracolo:
“Quali sono le tue migliori aspettative dal nostro incontro di oggi?” è la domanda rituale di apertura di una seduta centrata sulla soluzione: questo tipo di apertura, oltre a liberare la persona dal dover parlare necessariamente del problema (lasciando comunque la libertà di farlo), rappresenta una manovra fondamentale della TBCS proprio perché consente di andare dritti sull’obiettivo del cliente e sulla direzione, quindi, della terapia.
Altra manovra fondamentale è la domanda del miracolo:
“Immagina che stanotte, mentre stai dormendo, avvenga un miracolo. Il miracolo è che il problema che ti ha portato qui si è risolto. Tuttavia, dato che stai dormendo, non ti rendi conto che è avvenuto il miracolo. Perciò, quando ti sveglierai domattina, cosa ci sarà di diverso che ti dirà che è avvenuto il miracolo? (de Shazer, 1988)”
Questa potente manovra ha l’obiettivo di aiutare la persona a costruire uno scenario in cui il problema non c’è più, portandola, attraverso delle domande ad hoc, a focalizzare una nuova realtà fatta di presenza, non assenza (non sarò più bloccat@ vs da cosa ti accorgerai di non essere più bloccat@? Cosa ci sarà di diverso?) fatta di dettagli operativi e concreti (cosa farai di diverso? Cosa noterai di diverso?) e di dettagli relazionali/interazionali (da cosa si accorgeranno gli altri che non sei più bloccat@?).
Aiutare la persona a descrivere il proprio futuro desiderato senza il problema, scendendo nei dettagli, andando nel concreto, permette a quest’ultima di focalizzarsi su ciò che funziona ed eventualmente far emergere delle cose che sta già facendo e ha già fatto per uscire fuori dal problema.
Quando non sai come uscire da un momento di blocco, di stallo, la cosa da fare, quindi, non è sforzarsi di più, ma provare a fare qualcosa di diverso che ti consenta di cambiare prospettiva.
Vieni a conoscere la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione e scopri cosa può aiutarti ad affrontare.
Bibliografia per approfondire
Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2021). Terapia breve centrata sulla soluzione: Principi e pratiche. EPC Editore