Costruttivismo e Autostima: una chiave per comprendere e realizzare il proprio valore

Costruttivismo e Autostima: una chiave per comprendere e realizzare il proprio valore

In questo mondo di immagini, da noi stessi creato, inventiamo noi stessi come unità, come ciò che rimane costante nel cambiamento

Friedrich Nietzsche, Frammenti Postumi

L’autostima non è un elemento immutabile, ma un processo in continuo cambiamento. È un mattone essenziale del benessere psicologico e della possibilità di fronteggiare con efficacia, le esperienze più e meno positive che la vita ci porta ad affrontare.

L’epistemologia costruttivista, all’interno della quale hanno preso forma e sostanza le terapie brevi strategicamente orientate, offre strumenti, teorici e pratici, preziosi per cambiare prospettiva e intervenire attivamente nella costruzione del proprio valore, a partire dall’interazione con noi stessi, con gli altri e con il mondo.

Questa visione si fonda sull’idea che la realtà, compresa quella relativa al nostro valore personale, non sia data una volta per tutte, ma venga costruita attraverso il nostro modo di interpretare e rispondere al mondo. Da questa assunzione, deriva che qualunque condizione ci troviamo a vivere, è il prodotto di un’attiva relazione tra noi stessi e ciò che viviamo.

Ognuno costruisce la realtà che poi subisce

Il costruttivismo: un’epistemologia per lavorare sull’autostima

Il costruttivismo, venne introdotto per la prima volta, ma con poca risonanza in ambito psicologico, da Jean Piaget già a partire dagli anni trenta: la conoscenza emerge dall’interazione tra individuo e ambiente, attraverso un processo di assimilazione e accomodamento.

Grazie ad autori come Ernst von Glasersfeld, Humberto Maturana e Heinz von Forester, il costruttivismo si afferma come corrente epistemologica rivoluzionaria, sottolineando come gli esseri umani creino significati soggettivi piuttosto che scoprire realtà oggettive.

Per la teoria della conoscenza, si è trattata di una vera rivoluzione, che avrà implicazioni profonde tanto a livello della teoria che della pratica clinica.

Applicato ai costrutti psicologici, il costruttivismo ci invita a vedere l’autostima non come una qualità innata o data per natura, ma come una vera a propria costruzione narrativa. Secondo questa prospettiva, ciò che pensiamo di noi stessi dipende dalle storie che raccontiamo su chi siamo, storie che possiamo attivamente modificare per migliorarci.

Il ruolo del linguaggio e delle “storie”

Un contributo centrale del costruttivismo è il riconoscimento del ruolo del linguaggio nella costruzione attiva della realtà. Humberto Maturana e Francisco Varela (1987), hanno mostrato come il linguaggio non sia semplicemente un mezzo per descrivere la realtà, ma contribuisce a crearla attivamente.

Questo aspetto diventa cruciale per il lavoro sull’autostima: le parole che usiamo per descriverci,  diventano la base di modelli percettivo-reattivi, ovvero modi per leggere e reagire alla realtà. 

Alcune modi di percepire e narrare noi stessi, possono essere meno funzionali di altri e portarci a reagire in modo disfunzionale ed inefficace rispetto alla realtà:“non sono mai abbastanza brav@” “non sono all’altezza”,  diventano una sorta di  profezia che si autoavvera, influenzando negativamente il nostro comportamento e rafforzando la percezione di incapacità.

Il costruttivismo ci mostra però che non siamo condannati a queste profezie ma che possiamo riconoscerle e trasformarle, sostituendole con storie più efficaci e funzionali.

Se vuoi vedere il tuo valore, impara ad agirlo

Per aiutare la persona a modificare le proprie modalità di percezione e reazione alla realtà e arrivare, dunque, a risignificare la propria esperienza in relazione a se stessa, agli altri e al mondo, l’epistemologia costruttivista e principi cibernetici che in essa sono convogliati, ci insegna che non bisogna partire dalle cognizioni, ma piuttosto dall’esperienza, in seguito alla quale la persona modificherà i propri significati.

Offrire alla persona occasioni di “esperienze emozionali correttive”, come come ce le descrivono Alexander e French (1946), è centrale per il cambiamento delle nostre personali narrazioni.

L’autostima non è, dunque, qualcosa che semplicemente “si ha” o “non si ha”. È un processo creativo, un’opportunità di trasformare le storie su chi siamo e su cosa possiamo diventare. L’epistemologia costruttivista, a tal proposito,  ci ricorda che per cambiare il nostro modo di raccontarci,  agire è il primo passo per costruire una versione più autentica e soddisfacente di noi stessi.

Jean Piaget, The Psychology of Intelligence, 1950.

Humberto Maturana& Francisco Varela, The Tree of Knowledge, 1987.