Autostima: da quale stare alla larga
Autostima: da quale stare alla larga
Se la conosci, la eviti
L’autostima è una delle parole più diffuse e allo stesso tempo abusate nel panorama psicologico, del self-help e della crescita personale. L’autostima è spesso oggetto di tanti slogan, patinate frasi motivazionali nonché ricompensa certa per aver completato determinati compiti, step o passi.
Il lavoro e la divulgazione sull’autostima negli ultimi decenni, allo stesso tempo, l’hanno associata a concetti distorti come “sentirsi sempre sicuri di sé”, “credere di essere i migliori” o “ pensare positivo sempre e nonostante tutto”.
C’è da dire che, queste convinzioni, invece che avvicinare le persone ad un sano, realistico e a volte faticoso, lavoro sulla propria autostima, ne hanno alimentato un’idea distorta, un’ideale di perfezione irraggiungibile, trasformando l’autostima in un miraggio che conduce più a frustrazione che ad un lavoro di miglioramento del proprio benessere.
Da quale autostima dovresti stare alla larga se vuoi davvero lavorare al tuo benessere?
1. Da un’autostima che ti dice “devi essere sempre sicur@ di te”
La sicurezza assoluta non esiste e la sicurezza dei risultati, non è data sapere al 100%. Anche le persone con una sana autostima e che lavorano quotidianamente per alimentare la fiducia in sé, sperimentano dubbi, incertezze, battute d’arresto, momenti di crisi, soprattutto di fronte a sfide nuove o difficili. L’autostima autentica non elimina la paura del fallimento, sebbene si porti dietro un’inevitabile aspettativa di successo, ma permette di affrontare gli inevitabili errori e insuccessi con efficacia, trasformandoli in occasioni di apprendimento.
2. Da un’autostima che ti dice che “devi sentirti il/la migliore e superiore a tutti”
Un’idea diffusa, quanto distorta, è che chi ha una buona autostima “si senta migliore, superiore o invincibile”. Tuttavia, questa visione alimenta spesso una competizione malsana e un costante paragonarsi agli altri, che porta spesso la persona ad allontanarsi dalla consapevolezza delle proprie risorse e dei propri mezzi. Come sottolinea Nathaniel Branden, una vera autostima è radicata nella consapevolezza di sé, non nel costante confronto con gli altri.
3. Da un’autostima che ti dice che “devi pensare sempre positivo e sempre bene di te”
La positività ad ogni costo rappresenta al contrario una trappola molto pericolosa. Cercare di sopprimere emozioni negative, fingere ottimismo, fingere di non essere toccati da un fallimento o da una perdita, oltre a non rafforzare affatto l’autostima, rischiano di creare uno scollamento dalla realtà e dalle proprie emozioni autentiche nonché dalla possibilità di regolarle in maniera funzionale. La prospettiva costruttivista ci insegna che ogni esperienza, anche quella più dolorosa, ha un valore nel nostro processo di crescita.
4. Da un’autostima che ti dice che “vai bene solo se riesci ad avere il controllo su tutto”
L’idea di poter controllare tutto per sentirsi più sicuri di sé è un mito, nonché una trappola pericolosa per rimanere bloccati e intrappolati nella propria stessa vita.
L’autostima non deriva e non si alimenta dal controllo totale sugli eventi, al fine di evitare errori ed imperfezioni, semplicemente perché questo controllo non esiste. È possibile lavorare, al contrario, sulla capacità di rispondere in maniera efficace alle sfide imprevedibili della vita, e alimentare, in questo modo, un’autostima solida e realistica.
5. Da un’autostima che si basa solo sui successi materiali, sull’approvazione degli altri e sull’evitamento degli errori
Questa forma di autostima è quella che Branden chiama pseudo-autostima, ovvero una forma di fiducia totalmente illusoria, che porta la persona a convincersi che il proprio valore dipenda solamente dai risultati ottenuti e dall’approvazione incondizionata dell’altro.
Un’autostima fragile e instabile, destinata ad andare in pezzi al primo colpo di vento.
La vera autostima, quella che nasce e si alimenta da un lavoro costante, quotidiano e non sempre facile, è un viaggio interiore che richiede consapevolezza, accettazione, responsabilità e compassione. Liberarsi da ciò che non ci aiuta, ma al contrario, contribuisce a peggiorare la nostra autostima o a costruire una falsa autostima, è un primo passo fondamentale verso il miglioramento.
Bibliografia di riferimento
Branden, N. (2012). I Sei pilastri dell’Autostima. Milano: Tea Edizioni
Milanese, R. (2020). L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Firenze:Ponte alle Grazie